// di Francesco Cataldo Verrina //
Il Ministro trascina l’Arena Santa Giuliana in un vortice frenetico di danze e ritmi tropicali. A conti fatti erano più i Brasiliani convenuti da ogni dove che non gli Italiani e gli appassionati jazz. L’opening act spetta alla diafana Marisa Monte che, con il suo samba-pop da web 4.0, aveva già infuocato gli animi soprattutto dei giovanissimi, nonostante intorno alle 23.00 la temperatura a Perugia fosse scesa intorno ai 20 gradi.
Un sollievo rispetto alle temperature berbere dei giorni scorsi, ma la musica unisce, fa sudare l’anima a prescindere e la Great Brazilian Night si mantiene sempre a temperatura costante: si balla sine die, le percussioni sono incessanti, perfino le canzoni d’amore vengono declamate a passo di danza, mentre la voce sofferente saltella sui ritmi in levare e l’appiccicoso portoghese s’incolla negli accordi. Marisa Monte dopo un lungo brano acapella, lascia lo stage nel tripudio. C’è qualche disapprovazione da parte degli irriducibili, forse per l’esiguità dell’esibizione.
L’ottantenne Gil non arriva: la temperatura atmosferica continua ad abbassarsi, mentre il vento si fa pungente e la regia, ammannisce la platea di spot pubblicitari e documentari promozionali sull’Umbria ed Umbria Jazz, al fine di tenere il pubblico allo stato di veglia. L’ex-ministro della cultura brasiliana con il governo Lula si fa attendere, fino a quando la sua tribù irrompe all’improvviso sul palco, ma è quasi mezzanotte. Gilberto Gil & Family, letteralmente tutto in famiglia, tre generazioni di Gil, Gilletti e Gillette in vari formati anagrafici, dai 10 agli 80 anni, tra figlie, figli, nipoti e pronipoti, con ottimi strumentisti, validi percussionisti ed eccellenti coriste e cantanti.
Del resto, il clan dei Gil non potrebbe essere che nutrito, partendo dalla sostanziosa configurazione basata su tre mogli, otto figli e discendetti vari. Tutti suonano, cantano o battono uno strumento. La policroma ambientazione è coinvolgente. Gilberto dice anche qualche parola nella nostra lingua per dimostrare che si è meritato la cittadinanza da parte del nostro paese (la terza moglie è di origine italiche).
A parte la colorata tribù che suona e balla sul palco, il vero collante è la musica, Il sagace Gilberto, che ha intercettato subito le esigenze del pubblico, snocciola molte perle del suo repertorio ed alcune cover dal facile impatto, soprattutto per la minoranza italiana presente all’Arena, fatta soprattutto da giornalisti, curiosi ed addetti ai lavori . Quella miscela a presa rapida di samba tropicale, imbevuto di reggae, rock ed afro-beat, non concede tregua. L’Arena Santa Giuliana è gremito in ogni ordine di posti, molti ballano, in tanti applaudono; per contro si vedono in giro pochi amanti del jazz e soprattutto di Carlo Pagnotta neppure l’ombra.