Un jazz espanso ed omnicomprensivo, fatto di contrasti e di poli opposti che si attraggono.

// di Francesco Cataldo Verrina //

Ci sono dischi che offrono una rappresentazione scenica della realtà sonora contemporanea, imbevendola di spunti tematici attinti al passato, alla cronaca, alla memoria collettiva e personale. L’album «Seven Colors», edito da TRP Music, segna l’esordio della cantante/compositrice catanese Floriana Foti, attraverso un universo emotivo-musicale che oltrepassa il rappresentabile ed il visibile ad occhio nudo, scavando negli anfratti più profondi dell’animo umano. Senza mai appesantire il costrutto sonoro e testuale, come direbbe Francesco Guccini, non ci sono «chiasmi filosofanti»: la cantautrice si muove sulle ali della nostalgia «sfidando tutto senza confini», ma animata da un’insostenibile leggerezza dell’essere. L’album va immaginato (ed ascoltato) come una piccola galleria con tanti affreschi, dove dalla combinazione dei colori emerge un marcata sensibilità compositiva ed interpretativa; mentre una voce di seta e velluto mille righe accompagna il fruitore in un piccolo excursus tra passato presente e futuro di un jazz a larghe falde, in cui l’arte del vocalese e dello scat si mescolano perfettamente all’antico e sofferente canto di una Sicilia in bilico tra modernità e tradizione.

Si pensi ad esempio a «If You Stayed with Me» («Se Tu Fossi Rimasta con Me»), una ballata, scritta e arrangiata dalla musicista siciliana, dedicata alla nonna paterna, dalla quale ha ereditato l’amore per il canto, e caratterizzata da un mood particolarmente toccante, dove il punto nevralgico del tema sono l’evocazione del ricordo ed il tormento della mancanza, come si può evincere dal testo: «Accendendo candele, riscaldo questo spazio vuoto… quando mi sento sola, mi viene ancora in mente quando ridevi, come un amorevole dono che conservo dentro di me». Il brano assai coinvolgente, è certamente uno dei contrassegni salienti dell’album. «Dopo l’uscita di «Spunta lu Suli» ho avvertito il desiderio di passare dai colori mediterranei caldi a quelli tenui e nostalgici», racconta la cantautrice. «E come non ricreare una tale atmosfera se non attraverso una ballad jazz? Tra l’altro, non dedicata a chi c’è nella mia vita, ma a chi non c’è più, pur continuando a far sentire la sua presenza. Il brano è una dedica a mia nonna paterna, dalla quale ho ereditato anche l’amore per il canto. Spero che questa dichiarazione d’amore non convenzionale possa regalare un piccolo tremito, come quello che mi ha condotto a scriverla»

Floriana Foti

In verità, va detto che in tutte le nove tracce del progetto traspare immediatamente abilità compositiva, arrangiativa ed interpretativa della Foti che si descrive così: «Seven Colors è il mio album d’esordio, la mia carta d’identità artistica, in cui ho provato a trasmettere le mie generalità in maniera chiara. Al suo interno, tutti i brani da me composti o rivisitati sono concepiti come pennellate di colore su tela di diverse tonalità: ascolterete brani al confine tra jazz, mediterraneo e world music in lingua dialettale, italiana e inglese, insieme a composizioni originali. Mi auguro possiate goderne dell’ascolto». Una nota di merito va anche al coeso ed affiatato line-up che accompagna Floriana, il quale diventa parte integrante di un immaginifico affresco sonoro fatto di armonie rarefatte, colori sfumati e tonalità accese, ma sempre in grado di far vibrare le più intime corde dei sentimenti: Suzan Veneman (tromba), Denis Pavlenko (sax alto), Daniele Nasi (sax tenore), Pasha Shcherbakov (trombone), Tony Hoyting (pianoforte), Andrea Caruso (contrabbasso) e Quique Ramìrez (batteria).

Sul passaporto artistico di Floriana Foti, classe 1985, c’è una sorta di multinazionalità musicale: dopo il successo ottenuto nel 2018 sul prestigioso palco olandese del festival jazz Swinging Groningen e la collaborazione con musicisti di notevole caratura, quali Mark Gross, David Binney, Steve Nelson e Kevin Hays, in «Seven Colors» c’è quasi un ritorno alle proprie radici, anche se «la voglia di casa» non prevale mai occultando quella che appare come una cifra stilistica raffinata e versatile, capace di mettere in comunicazioni mondi diversi e distanti tra loro: musica popolare siciliana, jazz, pop, bossa nova, bop e swing. Il progetto si sostanzia attraverso nove componimenti, di cui «Seven Colors of the Rainbow», «If You Stayed with Me» e «Spunta lu Suli» nascono dalla vena creativa di Floriana, mentre «Cu ti lu Dissi» e «Marzapaneddu» sono canti tradizionali. Per completare la tracklist sono sono stati scelti brani di altri compositori e reinterpretati in maniera assolutamente personale e non prevedibile: «L’Amore Fugge» (Rita Marcotulli), «Dolcenera» (Fabrizio De Andrè), «Scitame Sole» (Rita Marcotulli / Maria Pia De Vito) e «S’Wonderful» (George e Ira Gershwin). «Seven Colors» di Floriana Foti è un caleidoscopio di suoni, voci, colori e melodie narrate attraverso lingue e linguaggi diversi, ma sempre sotto il comune denominatore di un jazz espanso ed omnicomprensivo, fatto di contrasti e di poli opposti che si attraggono. In fondo, come dice la protagonista: «Ho voluto giocare con gli accostamenti cromatici, le sfumature di colore». Il quadro sonoro è perfettamente riuscito.

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