E’ scomparso a 76 anni, dopo una lunga malattia, Roberto Renga, autentico fuoriclasse del giornalismo sportivo locale e nazionale. Roberto era nato il 29 aprile 1946 a Perugia, iniziò nei primi anni Settanta come collaboratore alla Nazione con Bruno Brunori e fu capace di mettersi in mostra già al primo servizio, una memorabile intervista-fiume a Guido Mazzetti che non era soddisfatto della campagna acquisti del Perugia.
Divenne subito collaboratore fisso de La Nazione tra Città di Castello e Perugia e dopo tre anni passò al nascente Paese Sera, dove era il numero tre della redazione con Riccardo Minuti e Mario Pistellini. All’epoca si mise in mostra come giornalista sportivo insieme a Lanfranco Ponziani de Il Messaggero, che era di due anni più giovane ma con lui aveva molto in comune, tra cui una visione moderna e alta del mestiere di giornalista e l’essere innamoratissimi della città di Perugia che a quei tempi diveniva sempre più aperta e internazionale.
Vogliosi di esplorare il mondo, entrambi accolsero proposte professionali fuori regione. Renga fu chiamato a Roma da Ennio Palocci, capo dello Sport di Paese Sera, dove si impose seguendo la Lazio e lavorando in redazione. Vi rimase fino alla chiusura del giornale, poi riaperto come cooperativa, dando l’anima e lanciando anche tanti giovani tra cui Stefano Boldrini. Nell’84 cedette alla corte infinita di Gianni Melidoni e passò al Messaggero, dove divenne la prima penna dello Sport nazionale: ha seguito sette Mondiali (tra cui quello in Sudafrica che gli ispirò il libro ‘Ho ballato con Mandela’, pubblicato da Absolutely Free), sette Europei, due Coppe d’Africa, una Coppa America, le Olimpiadi in Australia e per vent’anni la Nazionale italiana, campo nel quale non temeva rivali. Fino alla fine dei Duemila ha continuato a collaborare con il Messaggero aumentando la sua presenza nelle radio, in particolare la seguitissima Radio Radio di Roma, nel 2016 si ricorda anche una fugace esperienza a titolo gratuito da capo ufficio stampa del Perugia Calcio, tanta era la sua passione per i colori biancorossi che in cinquant’anni mai ha smesso di seguire. Con Roberto se ne va un altro maestro del nostro giornalismo, chi ha lavorato con lui lo ricorda magari inflessibile ma capace di valorizzare un collega con un sorriso o una battuta e senza mai salire in cattedra.
Lascia due figli, Lorenzo che è musicista e Francesco, segretario dei nerazzurri del Latina Calcio in serie C, oltre alla moglie Eleonora e alla sorella Gabriella. Alla famiglia di Roberto giungano le più sentite condoglianze del Gruppo Umbro dell’Ussi, dell’Ordine dei Giornalisti dell’Umbria e dell’Associazione stampa Umbra.