// di Francesco Cataldo Verrina //
Il jazz contemporaneo trova spesso nutrimento su terreni di coltura e sviluppo molteplici, talvolta è difficile trovare la linea di confine tra il jazz ed il no-jazz. Con “Trip”, album di debutto di un giovane musicista campano, Francesco Polito, è tutto alquanto chiarito e dichiarato e non esistono fraintendimenti sulle regole d’ingaggio scelte: l’intento era sempre stato quello di realizzare un album vicino allo smooth-jazz, una sorta di fusion leggera a tinte soul-funk, ravvivate da una solarità melodica tipicamente mediterranea. Polito non ha mai nascosto di aver subito l’influenza di Boney James, Dave Koz, Kirk Whalum, Eric Darius, Richard Elliot, Euge Groove, Najee, Jeff Kashiwa, ma nell’album ci sono tracce evidenti dei grandi maestri e fautori del “jazz smussato”(preferisco usare questo neologismo al posto della traduzione letterale in “jazz-liscio”, che in italiano potrebbe fuorviare) come Grover Washington Jr. e David Sanborn.
L’idea di un album di tal fatta ha preso corpo negli anni, durante i quali Francesco Polito ha avuto la possibilità di assistere, in Florida, a performance dal vivo e seminari di alcuni suoi influencers ed in giro per il mondo sulle navi da crociera dove, durante alcuni periodi della sua vita, ha partecipato come musicista a molte jam tematiche legate allo smooth jazz, al blues e alla bossa nova. Francesco è figlio d’arte ed è cresciuto in un ambiente ricco di musica e fermenti creativi, maturando le proprie esperienze a contatto con varie realtà musicali partenopee, la band di famiglia e collaborazioni con accreditati artisti italiani. Il padre è Enzo Polito, noto musicista ed arrangiatore, il quale ha suonato pianoforte, accordion, organo, synth e tastiere nell’album, curandone gli arrangiamenti, mentre Roberto e Beppe Polito hanno suonato batteria e percussioni con il contributo di Massimo Romano alla chitarra elettrica, Frank Marino al basso elettrico e Silvio De Filippo alla chitarra acustica.
Le prime nove tracce dell’album portano in calce la firma di Francesco Polito e dei suoi consanguinei, tranne l’ultima, la decima, che riprende una composizione di Pino Daniele, sicuramente un omaggio molto sentito al musicista napoletano: “A Testa in Giù” è un piacevole mid-range decisamente soul-funk, lambito da una melodia ariosa e ventilata, caratterizzata dalla presenza della fisarmonica che ne sancisce la paternità mediterranea. La presenza di Pino Daniele, come spirito guida ideale nell’atto compositivo, emerge facilmente in molti tratti dell’album, soprattutto il ricordo di alcuni suoi lavori come “Nero a metà”, “Vai Mo’” e “Bella ‘mbriana”, quelli più legati al spirito soul-blues del cantautore partenopeo. L’iniziale “Trip”, la title-track, sembra essere uscita da uno di questi album.
Puoi girare il mondo, puoi raccogliere le formule esotiche e gli indizi sonori di ogni etnia, ma la Campania Felix ti riporta a casa con i suoi profumi e le sue suggestioni, “In You Eyes” è un mezzo tempo declinato come una ballata ricamata dal sax attraverso una melodia struggente, che s’infittisce di tinte francofone dal sapore popolare con l’arrivo della fisarmonica. “Jast Woke Up” apre lo spazio ad un respiro più internazionale, soprattutto nella seconda parte il groove è più scarnificato ed i riffs diventano più taglienti. “Martina” se fosse cantata sarebbe una canzone d’amore, il sax di Polito si inerpica flessuoso su un sentiero avvolto dalla ombre di una calda notte, mentre il pathos viene sottolineato da un ottimo lavorio fatto a margine dalle chitarre. “Freedom” è un movimento verso la libertà espressiva senza limiti geografici, con un modulo molto più vicino agli stilemi internazionali e con un gioco pianistico nell’interplay che ricorda i Cruseders.
“Midnight in Dubai” è un perfetto affresco metropolitano sullo sfondo di una città dai lineamenti orientali, ma dal ritmo moderno e veloce, mentre “Mediterranean Nights” è il ritorno alle origini, l’afflato sonoro diventa più avvolgente ed il ricorso alle melodie di sapore italico prende il sopravvento. “Summer Memories”, disegna un tracciato sonoro fatto di ricordi, mentre sax fa perno sulla memoria per liberarsi a briglie sciolte dentro un’ambientazione che sa di vacanze, giochi d’acqua e divertimento allo stato puro. “Back In Town”, un capolavoro soulful, uno dei momenti più belli dell’album, un ritorno alle radici, dove la melodia si apre nuovamente sul Mediterraneo, mentre il sassofono attingere alla profondità del suo potente lirismo. “Trip” di Francesco Polillo, pubblicato da Alfa Music, è un ottimo album di jazz levigato, con gli angoli smussati, che viaggia in prima classe tra New York e Napoli, da Nord a Sud del mondo, ricco di melodie a presa rapida ed ispirato da una musa da i tratti somatici meticci, ma dalle sembianze inequivocabilmente mediterranee.