// di Francesco Cataldo Verrina //
Bastano due dozzine di note per capire che «A World Full Of Colors» abbia un titolo atto a descrivere alla perfezione il flusso sonoro che scaturisce dagli otto componimenti eseguiti da GAR e soci, dove la ricchezza cromatica e la molteplicità di timbri garantiscono all’album una varietà di situazioni emozionali e stati d’animi, rappresentati come un pantone multicolore che sfuma dalle tonalità più accese a quelle più tenui. GAR è un acronimo e sta per Giuseppe Andrea Russo, classe 1993, chitarrista lucano con studi regolari e collaborazioni importanti, che trova il suo break-even-point condividendo questo riuscitissimo esordio discografico con il sassofonista Gabriele Fava, che in molte partiture diventa una sorta di mirror e di alter ego, senza togliere nulla all’eccellente sezione ritmica costituita dal pianista Filippo Galbiati, il contrabbassista Giancarlo Patris e il batterista Antonio Marmora.
«A World Full Of Colors», pubblicato dalla Workin’ Label Records, è un disco vicino agli stilemi del modern mainstream, consapevole e maturo, che non risente minimamente dai tipici eccessi o carenze dell’opera prima. GAR dimostra «padronanza del mezzo» caratterizzandosi come un ottimo autore: il materiale contenuto nel disco è tutto farina del suo sacco. La fluidità compositiva consente al chitarrista di Tursi di non attardarsi sulla solita riproposizione di vecchi standard, giustificati come tributo, ma che nel caso di un album di debutto finiscono per essere quasi sempre un arrampicarsi sugli specchi o un vezzo manieristico e calligrafico. La possibilità di poter operare su materiale fresco di conio, dove i vari temi costituiscono i tanti capitoli di una narrazione organica, fa sì che l’album diventi un vero e proprio concept sonoro, foriero di situazioni emotive reali, legate indissolubilmente alla vita del compositore, ricche di chiaroscuri e di momenti agrodolci. «Home» rappresenta il desiderio di un ritorno, ma transitorio e non definitivo, perfettamente narrato dal sax di Gabriele Fava che sviluppa un’atmosfera shorteriana onirica e sospesa, a cui fa eco la perforante chitarra del band leader che scava negli abissi dell’animo umano, dissotterrando un coacervo di sentimenti contrastanti, assistito da una mercuriale retroguardia ritmica. «Breathe» è il respiro profondo della presa di coscienza e della necessità di andare aventi contro ogni ostacolo. Anche in tale circostante il sassofono crea un strato di inquietudine dinamica con una narrazione prolungata, locupletata dal piano di Filippo Galbiati e completata dalla chitarra di Gar, il quale sembrerebbe voler assecondare i sodali nello stile e nel mood.
Il costrutto sonoro è costantemente suddiviso e condiviso, in «A te, il mio Animo Sincero», per il gioco delle alternanze, l’introduzione del tema è affidata al sassofono di Fava ed incrementato dalla chitarra: lo scambio dei ruoli e l’interplay tra i due strumenti diventa quasi propedeutico. È un momento di massima empatia collettiva anche con il mondo circostante e non solo fra strumentisti. «Ci oscureremo in un Mondo di Luce» è una ballata lunare, dove ogni relazione spazio-temporale appare bloccata dall’assenza di gravità. Il sound sembra vaporizzarsi fra mille presagi e l’oscurità prende il sopravvento sulla luce. Le capacità descrittive del quintetto diventano quasi cinematografiche con un plot che s’intensifica ancora di più work in progress, tra paure e turbamenti, con l’arrivo di «Breathe Out», un sorta di ultimo respiro, di morte apparente dell’animo umano, ma la rinascita è dietro l’angolo. «Ci illumineremo in un Mondo di Buio» apre uno spiraglio sul mondo attraverso una progressione ancora ricca di pathos, dove chitarra e sax descrivono con dovizia di particolare gli aspetti mutevoli dell’esistenza che ritrova presto tutta la sua colorata vivacità. Ne è un dimostrazione la title-track, «A World Full Of Colors», dove i cambi di passo e di nuances tratteggiano un universo infinito e in continua evoluzione, tra novità e aspettative. L’album nel complesso è un equilibrato concept multistrato, implementato con le armi tipiche dei guerrieri del jazz contemporaneo, dove musica, filosofia di vita, quadro emotivo e pensiero sono saldamente concatenati.