//di Francesco Cataldo Verrina //
Se volessimo ragionare per metafore, potremmo dire che esiste un luogo nascosto nell’universo della creatività dove tutto confluisce: demoni, angeli, forze inquiete, temi rassicuranti, serenità, tensioni, rabbie e passioni. Una sorta di «Punto-G» dell’arte che, se individuato, produce una serie di emozioni a cascata nell’esecutore, dapprima, e nel fortunato fruitore successivamente. Parafrasando Duke Ellington, si potrebbe affermare che la musica jazz nelle sue molteplici espressioni sia un corpus impalpabile, un un universo invisibile, collocato in un preciso punto dell’immaginario. È questa la tesi che alimenta le dinamiche compositive ed esecutive di «Quadrivium 60», il nuovo album di Alberto Giraldi, pubblicato da Alfa Music.
Il pianista estrinseca così la sua filosofia di vita e dell’arte a sostegno del nuovo progetto: «Quadrivium 60 è un luogo immaginario in cui jazz, fusion e tradizione europea si mescolano e ricreano, reinventano tutte le strade percorse, le esperienze fatte, tutta la Musica suonata, ascoltata, digerita, amata, sino a convergere in una visione unitaria, un punto di ripartenza dotato di sguardo nuovo, chiaro, trasparente, simbolo di spazi aperti. Quadrivium 60 è mistura di stili e di linguaggi, ma anche di uomini, di artisti, perché in Musica l’inedito confronto comporta riletture, intuizioni che magari del tutto nuove non sono, ma offrono sempre un punto di vista ulteriore, mai così scontato o prevedibile e che suggerisce spesso strade diverse e solo parzialmente esplorate». Scorrendo l’album ci si avvede subito che i moti dell’animo e le suggestioni sonore sembrano provenire da differenti direzioni, come venti creativi che soffiano a velocità variabile e che si incrociano, ma finiscono tutti per ravvivare il medesimo focus creativo, dove tutti i musicisti trovano lo spazio individuale per esprimersi attraverso un meccanismo confluente che, come un boomerang, ritorna puntualmente all’asse centrale del progetto, dopo aver colpito in pieno l’obiettivo prefissato dal band-leader. Alberto Giraldi, pianista e compositore è sostenuto da Filiberto Palermini alto e soprano sax, Pier Paolo Ferroni batteria, che ben conoscono le invenzioni e le intenzioni dell’autore e ne sanno dare lettura puntuale, ma al contempo fantasiosa e personale e, last but not the least, Marco Siniscalco, bassista elettrico, musicista superbo e navigato, che aggiunge al progetto i suoi tratti unici ed inequivocabili, distintivi, propri di una visione moderna e progressiva.
«Quadrivium 60», registrato il 27 ed il 30 ottobre 2022 allo Studio Artesuono di Cavalicco (UD), si sostanzia attraverso nove componimenti originali, tutta farina del sacco di Alberto Giraldi che evidenzia ottime capacità autorali e con una visione ad ampio spettro del vernacolo jazzistico in tutte le sue sfumature. Come racconta egli stesso: «La Musica di Quadrivium 60 è insieme obiettivo e punto di ripartenza. Essere radicati nelle proprie idee, ma estremamente flessibili nei percorsi della scrittura è per un compositore il modo migliore per non fermarsi mai ed essere sempre nella condizione di un cercatore. Così, sintesi e rinnovamento, per cercare e cercare ancora nei meandri di un universo sonoro in continuo divenire, che può ancora tanto raccontare, oltre i confini di stili ed appartenenze». L’opener dell’album è affidato alla title-track, un costrutto ritmo-armonico, ampio ed arioso, giocato sulla cantabilità del tema. Una perfetta rappresentazione di jazz contemporaneo basato su quella che un tempo veniva chiamata light fusion, poiché più immediata e meno macchinosa di certa fusion-rock. Oggi nell’epoca delle mescolanze e del Web 4.0 è difficile applicare etichette tout-court senza omettere dettagli e caratteristiche, ecco che cosi appare all’orizzonte «Marcetta», un saltello dal vago sapore retrò e dai contrafforti mediterranei, sia pure articolato nei cambi di passo e di umore, che si estende su un tracciato della lunghezza di oltre nove minuti a metà strada fra città e campagna, tra mare e monti. «Fino a raggiungerti» mostra già un terzo aspetto della verve creativa di Giraldi, materializzandosi come un mid-range dotato di un impianto melodico a presa rapida dove la fanno da padrone le alternanze piano-sax.
«Quando fa scuro» è la rappresentazione audiotattile del crepuscolo che si abbatte sull’umanità, portando un cumulo di pensieri e di stati d’animo mutevoli, dove le ombre sono diradate dall’abbagliante melodia tratteggiata dal piano del band-leder e magnificata dal pathos del sassofono di Filiberto Palermini, che sembra lanciare piccoli di strali di pura bellezza allo stato dell’arte. «La Valse» si srotola su un piano sonoro polimorfico che getta un ponte tra Europa e Nord-America con qualche tentazione jarrettiana. «Mare tranquillitatis» è un infuso rilassante imperniato su una lunga odissea melodica, un antidoto contro il fragore mediatico e l’assordante rumore del quotidiano. «Un giorno di ottobre» se la gioca con un’atmosfera tyneriana, ampia ed itinerante simile al Coltrane di «My Favourite Things», lo storytelling complessivo del pianoforte è quasi cinematografico ad acutamente descrittivo di uno stato d’animo autunnale. «Indaco» è un mid-range avvolto in un’aura struggente e fortemente lirica dove il sax disegna un crescendo di onde emotive sostenuto in maniera mercuriale dalla retroguardia ritmica. In conclusione «Introspettivo», un titolo emblematico dove il susseguirsi delle progressioni del sax e del piano scavano in profondità con il basso di Marco Siniscalco che emerge come uno strumento di prima linea con un walking ricco di melodia, mentre la batteria scandisce tempi, modi e cambio di mood, specie sul finale. «Quadrivium 60» di Alberto Giraldi è un album basato su un impianto strumentale sinergico e calibrato ed un’architettura melodico-armonica rilassata, a tratti meditativa e profonda, fitta di ambientazioni mutevoli che descrivono perfettamente «l’esprit du temps» della contemporaneità.